Test Audiometrico Neonatale: Cose’è e Perché è Importante
Approfondimento sull’importanza del test audiometrico per i neonati e sull’individuazione precoce di un deficit uditivo.
Individuare già in tenera età un deficit uditivo è fondamentale per il benessere e la serenità futura del bambino. Agire tempestivamente eseguendo un esame audiometrico pediatrico, garantisce al bambino di poter fruire dei trattamenti adeguati, impedendo che la sordità provochi un ritardo o un mancato apprendimento del linguaggio.
I problemi dell’udito si presentano spesso già in età neonatale. Ma la preoccupazione, per quanto comprensibile non deve allarmare, grazie alle diagnosi sempre più tempestive possibili con l’esame audiometrico infantile, è possibile intervenire rapidamente evitando che la situazione si aggravi.
Test audiometrico, cos’è e perché è importante farlo ai neonati
È ormai buona norma eseguire un esame audiometrico sui neonati. Il controllo consente di identificare una percentuale significativa di disturbi legati alla sordità. Il test è in grado di svelare addirittura il 50% delle possibili patologie, mentre per quel che concerne la parte restante, si tratta di disturbi che possono palesarsi in un periodo successivo, per i quali è bene considerare i segni di una manifestazione tardiva, di cui non è raro si accorgano i genitori, scoprendo che il piccolo ha evidenti difficoltà uditive.
In fatto di disabilità uditive, l’ipoacusia è la patrologia più comune fra i neonati. Secondo dati recenti il disturbo ha addirittura un’incidenza di circa 1,0-3,0 per mille nati, ma è anche 10 volte superiore nel caso di bambini provenienti dalla terapia intensiva neonatale.
Indipendentemente dalla causa della sordità, grazie all’esame audiometrico è possibile dare ai neonati e alla loro famiglia speranze concrete. Ai piccoli pazienti affetti da sordità, la medicina e la tecnologia di ultima generazione sono in grado di restituire una funzione uditiva molto vicina a quella di un bambino sano, limitando la comparsa di disturbi del linguaggio e di uno stato di sordità totale.
In linea di massima il test audiometrico, che deve accertare la capacità uditiva del paziente, si esegue dopo le prime 24 ore di vita del neonato, prima della dimissione dal reparto maternità dell’ospedale. Se non emergono difficoltà, lo screening si ripete entro il primo mese di vita del piccolo e, successivamente, per un ulteriore controllo, entro il compimento del terzo mese, procedendo con eventuali approfondimenti futuri per monitorare lo stato dell’udito di pari passo alla crescita.
Come si esegue test audiometrico i risultati REFER e PASS
Eseguire un controllo della funzione uditiva sui neonati non è un compito di facile esecuzione. Il bambino, infatti, è troppo piccolo per poter manifestare sufficiente attenzione agli stimoli acustici prodotti durante l’esame. Attendere la crescita però può rivelarsi controproducente, soprattutto nel caso in cui il bambino sia affetto da eventuali patologie che, se non identificate in tempo, possono aggravarsi. È quindi corretto comunque procedere utilizzando le emissioni otoacustiche, eseguendo uno screening rapido e ad alta sensibilità durante la fase del sonno spontaneo.
Grazie all’elevata ricettività del test si possono individuare eventuali deficit uditivi. L’esecuzione dell’esame avviene attraverso l’invio all’orecchio del neonato di una serie di stimoli sonori, e la successiva registrazione delle reazioni ottenute quale risposta.
Nel momento in cui gli stimoli raggiungono la coclea, parte interna dell’orecchio, vengono immediatamente tradotti in impulsi elettrici che raggiungono il cervello. Il passaggio produce a sua volta dei suoni, che possono essere agevolmente catalogati.
L’invio dei suoni viene eseguito grazie all’utilizzo di una sonda, di piccole proporzioni, coperta da un tappo in gomma, che viene collocata all’interno del canale uditivo.
Si possono ottenere sostanzialmente due risultati, il PASS se il suono emesso dalla coclea viene ricevuto perfettamente, e il REFER nel caso di un esito negativo, contraddistinto dalla mancata ricezione dei suoni.
Chi ottiene un risultato PASS gode di normali funzioni uditive, chi invece al contrario non ha superato il test, e riceve un esisto REFER, ha sicuramente qualche disturbo, di cui sapere di più eseguendo gli approfondimenti del caso e un’indagine diagnostica grazie all’ABR.
L’ABR, acronimo di Auditory Brainstem Response, ovvero risposta uditiva del tronco-encefalico, si rende necessario per valutare la sordità, il livello del deficit uditivo e la tipologia del problema, in pazienti molto piccoli e, loro malgrado, poco collaborativi.
Che cosa fare in caso in cui il test audiometrico non viene superato dal neonato
Uno screening di primo livello con risultato REFER non significa per forza di cose che il paziente ha una sordità conclamata, ma sicuramente è necessario procedere con specifici accertamenti. Il medico fa una prima valutazione, accertando che il risultato del test non sia influenzato dalla presenza nella parte esterna dell’orecchio di un processo catarrale, di cerume o di vernice caseosa.
Escluse queste potenziali problematiche il pediatra ripeterà il test dopo 2 o 3 settimane e, in caso di un secondo REFER mono o bilaterale, il bambino dovrà essere visitato da uno specialista in Audiologia pediatrica, che procederà con una nuova e più approfondita valutazione audiologica, e con un esame più specifico e sensibile.
Se persiste un esito REFER è necessario avviare un iter clinico, che prevede tre possibili step a partire dalla valutazione preperatoria, che consta di visite audiologiche, del ricorso a uno psicologo, di esami audiometrici, dell’adattamento protesico e di un’iniziale riabilitazione.
Il secondo step prevede l’inevitabile atto chirurgico e il terzo il percorso post chirurgico.